MA IL COTONE, STRINGE O CEDE?
Negozianti? Tutti i meteo concordano. Questo sarà un inverno lungo e freddo. Ripeto, lungo, ripeto freddo. Facciamo che a marzo se batto i denti e voglio comprarmi ancora qualcosa di pesante, lo trovo? Facciamo che non debba scegliere fra una gonna di bucce di mango secche e un pareo di filigrana? Possiamo fare che in qualche negozio io riesca a trovare un paio di scarpe vere, con suola, tomaia e quant’ altro e non due fette di sughero legate insieme con una manciata di stringhe di liquirizia? I negozi di abbigliamento van sempre più per conto loro. A metà agosto con 30°C ti mettono in vetrina le pellicce si visoni, i giubboni di piumino d’oca e i frangivento per lo slalom gigante mescolati a ricci e pampini ingialliti, mentre quando si gela e la mattina dobbiamo ancora scavare il parabrezza con le unghie per levare la brina come fan le gatte nella lettiera, ci mettono o prendisole e le infradito, non è ancor primavera e siamo già alle vetrine per l’estate? Ma battiamo i coperchi? Possibile che se ho bisogno di un paio di braghe di lana pettinata che non mi facciano salire la filura d’aria fredda fin su negli apparecchi di bassa manovalanza non li trovo più? Per favore. Fate uno sforzo, almeno a marzo. Non che dopo Natale ci piazzate le schifezze dei saldi per tre mesi, tre mesi di cagate pazzesche, che se esci di casa e vuoi comprarti qualcosa per toglierti il magone ei costretta a ripiegare su un gilet di panno lenci che andava di moda nell’82, il kilt scozzese con lo spillo ne da balia, e la stessa giacca di bouclè con le spalline di gommapiuma che metteva Sue Ellen di Dallas, e poi quando finalmente son finiti ‘sti cavolo di saldi, ci piazzate la moda mare luglio-agosto? Ci prendiamo tutte la polmonite! Che poi se compriamo il toppettino adesso, ora che fa caldo non ci ricordiamo neanche più di averlo. E poi una cosa vi prego. Piantatela lì con i maglioncini di cotone: né a marzo, né a giugno, né mai. E vi spiego perché. Allora, tu entri in un negozio e dici: “Vorrei provare quel maglioncino di cotone…”. Provi… È largo. E la commessa: “No, ma non si preoccupi…lo lava due volte e si restringe…”. Ma tu non demordi e rilanci. “ Senta, mi faccia provare una taglia in meno.” La provi. Stretta. E la stessa commessa ribatte: “Guardi, che questo al primo lavaggio cede.” Cosa cavolo fa il cotone? Vogliamo chiarirlo una volta per tutte? Stringe o cede? O è come l’economia italiana che non s’è ancora capito se tira o slandra? Allora, io posso anche rassegnarmi a non sapere la verità sull’economia e sugli aumenti dell’ISTAT, ma se il cotone stringe o cede, porca miseria, potete dirmelo con chiarezza per favore? Grazie.
-Luciana Littizzetto-