Torta con crema alla cannella per la cenetta con le mie meninas!


Nessun compleanno stavolta, solo un’ispirazione e voglia di tempestare le mie dolcissime cavie (o cavie di dolci?) con una nuova crema: quella alla cannella! Appena l’ho vista ho pensato alle mie meninas, tutte amanti di questa radice che si può trovare in stecche o in polvere, per profumare ricette dolci e salate, non che elemento portante anche dei mitici pastéis de nata!

Gusti preferiti? Cannella, cioccolato e panna, tombola! Accoppiata, anzi tris, perfetto tanto in testa e confermato anche in bocca…e in pancia 😀 Forse avrei dovuto mettere più cacao in superficie! Ma direi che è venuta fin troppo bene visto che la preparai insieme alla torta con la scarpa!

Madeira cake
impasto dell ‘impasto dei muffin di starbuck’s
crema bianca alla cannella (ricetta sotto)
frosting al cioccolato
frosting bianco

per la crema alla cannella:

40g amido di mais (maizena)
400 ml latte
100g zucchero
50 g latte condensato (o 30g in più di zucchero)
1/2 cucchiaino di cannella

scaldare 400g di latte
mescolare l’amido setacciato, lo zucchero con il latte restante, freddo (questo per non creare grumi)
a latte scaldato QUASI a bollore, unire la cremina con l’amido (se si vuole si può setacciare di nuovo) e mescolare.
Quando torna a bollore far cuocere ca 10 minuti per farla addensare, facendo attenzione e ricordandosi che nel FREDDARSI continua ad addensarsi; quindi spegnere il fuoco aggiungere il latte condensato e la cannella. Far freddare velocemente mescolando con una frusta e mettendo la ciotolina dove è stata messa la crema o la pentolina della cottura (meglio però cambiare contenitore, meglio se di vetro) e coprire con la pellicola a contatto (altrmenti viene la pellicina che creerà grumi).

La tecnica delle rose si fa con la bocchetta per sac à poche a stella con denti profondi, tipo la 2D della Wilton, creando un cerchio partendo dal suo centro.

Per fortuna che ne è avanzata abbastanza per poter fare ognuna la colazione il mattino dopo….sempre che sia arrivata a destinazione!

Buonissima davvero!

Ho riaggiornato questo post per partecipare al contest
di Nidalea e il giardino dei limoni

 

La Veneziana di Di Carlo con vaniglia e gocce di cioccolato a lievitazione naturale


La fine di un’Odissea!!!

Così volevo chiamare questo post.  La parola fine ha tanto una connotazione negativa, come qualcosa che si conclude, che cessa di fare il suo corso e quindi di essere in corso, si giunge ad un punto di non ritorno. Ma allo stesso modo assume anche un’accezione positiva quando questa conclusione chiude un ciclo di fatiche e ansie per portare emozione e SODDISFAZIONE!

Sarò ripetitiva, ma questi lievitati ancora mi mettono un po’ di pensieri, e ogni volta è una sfida nuova!

A casa noi siamo soliti mangiare dolci del genere solamente nel periodo natalizio, sono cmq molto ricchi di grassi e se si vuole stare un po’ attenti effettivamente non sono proprio tra i più indicati! In più Roma non ce l’ha di tradizione, sono dolci importanti “dal Nord” :))) in più neanche è tra il genere che amiamo di più, ma volete mettere la soddisfazione di farli a casa e di riuscirci più o meno bene?!!? Ogni volta non è solo una sfida, ma è proprio un’emozione nuova veder nascere dalle tue mani-e dall’aiuto di Robin (il mio kenwood-robin hood:))- espressioni della pasticceria di questo genere e livelli!

La ricetta è quella della Veneziana di Di Carlo, presa da Terry, ma sarebbe più una “quasi” venezianaperchè ho diminuito circa 50g di burro (lo so che non si fa, ma mi sembrava non lo prendesse più!), ho avuto qualche complicazione con la 2° lievitazione, che ha compromesso la sofficità, ma riporto i miei accorgimenti in modo che tanto io quanto voi possiate evitare i miei stessi errori e fare una Veneziana ancora migliore, magari proprio quella di Di Carlo 🙂

qui potete vedere anche i miei suggerimenti per il panettone, la cui lavorazione e quindi come comportarsi è molto molto simile (preparato dopo la Veneziana in ordine di tempo e di cui ho fatto tesoro 😉 )

Per stampi da 1kg
(18×11 oppure 21×7, l’ultimo è quello tipico per questo dolce, basso e largo) – io ho adattato le dosi allo stampo a fiore da 750g  ma riporto quelle da kg 😉

Prima di iniziare è ben aver rinforzato la vostra pm, con tre rinfreschi ravvicinati nello stesso giorno del 1° impasto, sempre che sia triplicata di volume ogni volta in 3-4h!

60gr di pm
100gr di acqua
60gr di zucchero
200gr di Manitoba setacciata (io ho usato Simec W~430)
85gr di burro uscito dal frigo a tocchetti
3 tuorli di uova (a t.a.)

Con la foglia ho sciolto tutto lo zucchero meno 3 cucchiaini nell’acqua, la pm e dopo ho aggiunto 2/3 della farina man mano che gira (vel. 1) e lasciare incordare, poi ho aggiunto contemporaneamente 1 tuorlo, 1 cucchiaino di zucchero e subito un cucchiaio di farina, senza mai perdere l’incordatura; proseguire fino a completamento dei tuorli.

A questo punto mette il gancio e proseguire aggiungendo il burro a tocchetti grandi mezza nocciola e non aggiungerne altro prima che sia assorbito, (mai perdere l’incordatura!), ribaltate ogni tanto per ripulire la ciotola e se vi sembra che stiate perdendo l’incordatura o se la pasta è aggrappata fino in cima al gancio. Aumentare la velocità (2-3) per un minutino e fare la prova velo. A velo ottenuto lasciar lievitare fino a 3 volte dal volume iniziale (10-12h a me di più)!

mettere i semi di  mezza bacca di vaniglia nel miele.

Quindi procedere con il 2° impasto

75gr della stessa manitoba di sopra (W~430)
20gr di miele (io acacia) con i semi di mezza bacca di vaniglia (o intera se non mettete canditi)
60gr di zucchero
3 tuorli di uova (a t.a.)
125gr di burro morbido
4gr di sale fino
15gr di acqua
125gr di gocce di cioccolato (tenute in freezer)
 

Far rincordare il 1° impasto ormai triplicato,  e aggiungendo un cucchiaino alla volta iniziate ad unire la metà dei tuorli con lo zucchero, tenendo sempre l’impasto incordato, unire il burro a poco a poco come per il 1° impasto, la farina, e per ultimo l’altra metà dei tuorli, sempre un cucchiaino alla volta e il sale (non dimenticatelo!!). Per la prova velo, anche stavolta considerate qualche goccio di acqua.

e infine le gocce di cioccolato a vel minima mescolarle con la pasta giusto il tempo per farle inglobare. Lasciar lievitare a 26/28° per un’ ora e poi a temperatura ambiente per altri 45 minuti. Quindi fare delle pieghe al centro e pirlare per ottenere una palla più tonda possibile su un piano e mani untate d’olio di semi o burro, e mettete nello stampo a lievitare a 28°C fino a farlo arrivare al bordo, su una teglietta e dentro una busta di cellophan.

Questa la dose di glassa per 1 veneziana da 1kg (io ne ho fatta il doppio e poi ho fatto questi scrigni alle mandorle):

30g mandorle tritate (a farina)
55g di zucchero
30g di albumi
6g di amido di riso (o di mais o fecola)
poche gocce di estratto di mandorla amara

qualche mandorla intera spellata e non
zuccherini
zucchero a velo

Si mescolano tutti gli ingredienti tra loro fino ad ottenere una consistenza omogenea e non troppo liscia, da pote poi usare con un sac a poche. Riporre in frigo coperta da pellicola.

La mia Odissea qui è continuata, ha lievitato 27h e per timore che inacidisse e slievitasse ho infornato anche se in teoria avrei dovuto aspettare ancora (è andato storto qualcosa e dovrebbero essere più o meno i motivi che troverete qui con i tips, ci vogliono in genere dalle 5 alle 10h)

Un’ora prima tirare fuori dal frigo la glassa alle mandorle. Mentre si accende il forno quindi scoprire il dolce dalla busta per creare la “pellicina”, riempire una sap e creando delle righe da due cm dal bordo ricoprire la superficie.

Aggiungere qualche mandorla, gli zuccherini e infine spolverate un po’ di zucchero a velo con un setaccino per ricoprire tutto, infornare a 165° per circa 50 minuti, vedrete come si gonferà!!!! Vale la prova stecchino! infilare uno spiedo/ferro da maglia a 1cm dalla base e capovolgere su due piani alla stessa altezza.

E qui la fetta mangiata con la mia menina Mary, Monica, Raro, Giuseppe e Elena 🙂

Per quanto è cresciuta si è spaccata la glassa!

Ricetta del panettone del maestro Elmi a lievitazione naturale (senza canditi)…mai prima d’ora…


Mai e dico MAI, lo ridico MAI, si è capito?!  Ancora sono stupita e felice! E poi mi fa tanto aria di Natale! E bisogna fare le prove!! Mai avrei creduto di SFORNARE UN PANETTONEEEEE!

Mai, perchè non avevo il lievito naturale e il panettone tradizionale si fa con pm.

Mai, perchè a mano è praticamente impossibile riuscirci, serve una lavorazione lunga e accurata.

Mai, perchè legata al secondo punto, prima dell’anno scorso NON avevo un’impastatrice che me lo permettesse.

Mai, perchè non avevo le competenze per farlo, l’esperienza!!

Mai, perchè non sapevo fare “il velo” e tanto meno cosa fosse!

Ma dopo questa foto posso dire…MAI PRIMA D’ORA!!!

Ho faticato parecchio devo ammetterlo, ci sono moltissime cose da correggere, ma in fin dei conti, a due giorni dalla cottura, in cui tutti i sapori si sono assestati, posso dire che SONO SODDISFATTA e….è difficile riporlo nella busta e NON FINIRLO!!

Dosi per 1 panettone da 1kg (misure stampo: base 18cm, altezza 12cm)

Primo impasto

80 g di lievito madre in forza (rinfrescata con la stessa farina della ricetta, e il cui ultimo rinfresco deve esser triplicato in 3-4h)
200 g di Manitoba (io 220g di Simec W~430)
120 g di tuorli (io 126g, ~6 tuorli di uova medio grandi)
80 g di burro freddo (meglio quello tedesco/bavarese)
90 g di zucchero (io semolato e vanigliato da me)
80 g di acqua

Procedimento:

Sciogliere lo zucchero nell’acqua e mettere nel ken con la foglia (vel. ~1), aggiungere la pm e farla sciogliere bene. Aggiungere 3/4 della farina mentre gira. Aspettare che l’impasto sia incordato e cambiare la foglia con il gancio,

Aggiungere piano il burro a pezzetti e poi i tuorli, unendo 1 cucchiaino di farina insieme ad ognuno, uno alla volta aspettando che il precedente sia stato assorbito. Lasciare girare il ken, sempre a vel.1. Fare la prova velo quando sembra ben incordato (la ciotola dovrebbe rimanere pulita e la pasta non si dovrebbe più attaccare ai lati), ma nel caso si strappasse o non tenesse la tensione, aggiungere un po’ di acqua goccia a goccia, infatti se non fa il velo significa che l’impasto ha bisogno di idratazione. Deve risultato un impasto NON lucido.

Mettere a lievitare in un luogo caldo per 10/12 ore o comunque fino al raddoppio (a me ne sono servite 14)
Quindi far ammorbidire l’uvetta in una ciotolina con brandy e poca acqua calda fino a ricoprila totalmente, prima del secondo impasto avvolgerla in un panno per farla asciugare bene.

Tip 1. Se dopo diverse ore il primo impasto non si è sollevato per niente, per svegliarlo un po’ si può risolvere facendo delle pieghe in ciotola, almeno una ventina (Nico)… per poi ripeterle dopo un’ora. In 5h dovrebbe fare il miracolo!

Tip 2. Si può mettere un pizzico di bicarbonato al primo impasto per contrapporre l’acidità

Tip 3. La pm deve essere in forza facendo 2 rinfreschi ravvicinati e triplicati in 3h prima di usarla per l’impasto

Secondo impasto

100 g di manitoba ( io 80g, ma cmq la ricetta originale ne prevede 50)
30 g di tuorli (io 1 tuorlo di 22g)
20 g di zucchero vanigliato
80 g di burro freddo
6 g di sale
120 g di uvetta
120 g di arancia candita (io 1 cucchiaino di aroma in cremina di Doretta)
i semini di mezzo baccello di vaniglia

Procedimento:

Si riprende il 1° impasto ormai raddoppiato e si incorda di nuovo con il gancio azionando il ken al minimo (circa dieci minuti).

Ora riporto per filo e per segno il suggerimento di Terry:
GLI INGREDIENTI CHE SEGUONO DOVETE AGGIUNGERLI UN CUCCHIAINO ALLA VOLTA SENZA PERDERE MAI L’INCORDATURA. NON ABBIATE FRETTA, FIDATEVI.

Quindi aggiungiamo 2/3 della farina prevista. Sbattiamo il tuorlo con lo zucchero e i semi di vaniglia, e aggiungiamone metà all’impasto, un cucchiaino alla volta, sempre tenendo l’incordatura. Quindi il burro freddo a tocchetti, in porzioni grandi quanto una mora sempre alla stessa maniera, spettando che sia assorbita la porzione precedente. Quindi poi la restante farina e il mezzo tuorlo.
In ultimo aggiungere il sale. E se serve l’ acqua goccia a goccia, per fare la prova velo.

Alla fine aggiungiamo l’uvetta (strizzata in un panno, fatta asciugare e infarinata appena  con la farina) e i canditi o come nel mio caso, un cucchiaino di cremina all’arancia e vaniglia, mescolando al minimo con il ken per farli inglobare all’impasto. Deve risultato un impasto NON lucido.

Far riposare l’impasto per un’ora a 28°C, quindi pirlare far riposare per 45 minuti a t.a. e mettere nello stampo a lievitare. (Per mancanza di tempo e sottovalutando l’importanza di questo passaggio, ho soltanto lasciato riposare un’ora a t.a., facendo diverse pieghe a U e verso il centro tentando di farlo star su, ma in effetti risultava parecchio morbido, il mio push up non era stato così efficace, ma ho cmq messo nello stampo). Meglio metter una teglia sotto così evitiamo spiacevoli imprevisti e mettiamo il tutto in una busta di cellophan.

Solitamente ci vogliono circa 7h perchè raggiunga il bordo, se non succede qualcosa è andato storto (io ho concluso la mia Odissea dopo 20 ore!!!!) Come vedete infatti nella foto in alto a dx si sono formate delle bolle, sicuramente sono di slievitazione e temp troppo alta, le orecchie no nsono venute e tanto meno la cupoletta! grrr

Scaldare il forno a 180°C e abbassare a 160°C quando si mette il panettone, per 60 minuti. Fare la prova stecchino (questa la conoscete senz’altro tutti :))))

Capovolgere subito il dolce infilando degli spiedi alla base o come nel mio caso dei ferri da maglia (più come quello più a sx che quello a dx) per almeno  – per ora è così che li uso, magari quando avrò preso 10 chili valuterò se farli diventare lo strumento per il mio nuovo hobby 😀 e poggiarlo su due livelli alla stessa altezza x farlo asciugare – si vede sullo sfondo del panettone cotto come ho sistemato due sedie con un panno x non fa scivolare i ferri. 😉 Neanche stavolta è precipitato 😉

Consiglio di assaggiarlo almeno dopo due giorni dalla cottura, tenendolo, una volta freddato, in una busta di cellophan spruzzata con alcool a 95°C. Non siate ingordi ehm…CURIOSI come me, avreste un risultato diverso da quanto troverete nei giorni successivi, in cui tutti i sapori si assesteranno e saranno “al posto giusto” senza rimanere la delusione e con un “malloppo” sullo stomaco prima di andare a dormire (ogni riferimento è puramente casuale :))) )

Rispetto ad altri lievitati “importanti” è particolarmente morbido, non vi spaventate e perseverate!

Ringrazio Anna Maria (Ciokkyna) e Terry per ricetta e procedimento, oltre agli altri cookini che mi hanno aiutato per ottenere questo risultato, compreso il velo (Marcella alias Pichirina) ma soprattutto la compagnia delle balconcine Antonella (Antonella73), Irene (ladycrazy) e Cinzia (Cinziade66) che hanno impastato con me.

Chiedete a Raro e ai miei che se lo son gustato anche con un Moscato d’Asti 😉

Mamma al primo assaggio ha detto “Ehi, ma sa proprio di panettone!!”

MAI PRIMA D’ORA.

 Con questa ricetta partecipo al contest
Senza…non è Natale” in collaborazione con Melegatti

e al contest di Lu.C.I.A.

La glassa “a specchio”


E’ tutta un’altra cosa vedere una torta glassata lucida e opaca, vero? Con questa glassa si riesce proprio a dare quell’effetto lucido, “a specchio”, dove si riflettono le luci e le immagini che anche solo la sfiorano con lo sguardo delicatamente, come è la delicatezza e l’eleganza l’effetto che lascia….

E ringrazio Reginette,  ma soprattutto il Maestro Mannori.

sacher

Ingredienti per la glassa a specchio

  • 175g di acqua
  • 150g di panna
  • 75g di cacao amaro
  • 225g di zucchero
  • 7-8g di colla di pesce ( quasi 4 fogli della pane angeli)
  • poca acqua fredda per ammollare la gelatina

Mentre si ammorbidiva la colla di pesce nella poca acqua fredda ho mischiato le polveri e i liquidi senza formare grumi. Ho poi portato 103/104° (quando bolle). Ho tolto dal fuoco e unito la colla di pesce ben strizzata.

Per rivestire il dolce BISOGNA ASPETTARE che si raffreddi e che arrivi a ca 40° ( leggermente tiepida) altrimenti risulterà trasparente e non coprente; solo in quel momento infatti SI VERSA sulla torta che va poggiata su una griglia posta a sua volta su un vassoio più grande in modo che raccolga la glassa che cola!!! NON USARE SPATOLE di nessun tipo.

Il bello di questa glassa è che rimane lucida anche dopo il passaggio in frigo, non si opacizza, non si ricristallizza lo zucchero e il cacao non riforma la patina, vedete il riflesso del quadro appeso in cucina? 😉

La glassa colata sul vassoio “di recupero” si può tranquillamente riutilizzare, io non avendo nient’altro da preparare l’ho CONGELATA! L’importante poi è sempre riportarla a 40° per ricoprire i dolci. Si può usare anche sui bicchierini/su superfici delle torte, in quel caso ovviamente non servirà porre il vassoio grande sotto, e neanche utilizzare la griglia perchè rimarrà tutto nel bicchierino/anello che contiene il dolce.

Ps. è buonissima anche a cucchiaiate, da fredda rimane densa, tanto che l’ho usata anche con la sac a poche! 😉

Estratto di Vaniglia! Finalmente!


e basta con le fialette!

Da quant’è che mi dico di comprare la vaniglia bourbon? Effettivamente rilascia un profumo fuori da qualunque aspettativa, soprattutto quando si è abituati a vanillina (“X” croce sopra) e o altri aromi alla vaniglia. Beh grazie a Martina ho scovato dove comprare a buon prezzo dell’ottima vaniglia in baccelli! Visto quanto la fanno pagare al supermercato, con piacere faccio il nome del venditore su ebay, la Madavanilla, per la professionalità e la velocità della spedizione!

Ben 34 baccelli, 100g di vaniglia profumosa (accettate i miei neologismi) e profumata! Quando Raro me l’ha portata continuava a sniffare dalla bustina (in senso buono!!) e poi ho iniziato io!!! :)))

Li sto conservando così come me le hanno inviate:in credenza nel sacchetto a chiusura salvafreschezza, a sua volta dentro la busta di carta gialla rinforzata delle poste,così è anche riparata dalla luce.

Con questo tesoro quindi anche io come Martina e come Paoletta di Anice e cannella, e tantissimi altri, ormai, ho preparato l’estratto! Fra 3 mesi vi dirò com’è…riuscirò ad aspettare tanto???

Vediamo cosa serve per ca 400 ml:

100g acqua
100g zucchero semolato
170g alcool a 95°
13 baccelli di vaniglia bourbon

Portare ad ebollizione l’acqua con lo zucchero, e far andare per circa 4 minuti, fino a che si sarà sciolto lo zucchero. E far freddare (ops! ho saltato questo passaggio :D).

Nel frattempo tagliare a metà o a 1/3 (a seconda se fate il mio quantitativo o inferiore: la vaniglia dovrà rimanere immersa), poi incidete il baccello longitudinalmente e con il dorso della lama prelevate i semini…che profumo!!

a questo punto metteteli nella bottiglietta che avete scelto (con chiusura ermetica, o come me quella di un “vecchio” liquore), compreso il baccello privo dei semi; aggiungere l’alcool, lo sciroppo, tappare e scuotere.

Bisognerà agitare la bottiglietta ogni giorno per circa 15 giorni (per me non è assolutamente un problema, sono sempre lì a curiosare), poi basterà farlo ogni tanto. Conservare in un posto buio e non utilizzare prima dei 3-6 mesi (come farò a resistere!!!). Come usarlo? Circa un cucchiaino su una crema con  500ml di latte, per aromatizzare torte, biscotti e quel che vogliate!

E insieme all’aroma agli agrumi ora avrete anche quello alla vaniglia!

Sopra vedete l’estratto appena preparato, qui sotto com’è dopo qualche giorno, si sta scurendo per via degli oli essenziali rilasciati dalla vaniglia!

 

Un respiro profondo e….
Mantenete la calma
[abbiate pazienza]
e non usate la vanillina!!!!

Croccante e pralinato!


L’altro giorno mi sono imbattuta in questa ricetta, che pensavo più complicata ad esser sincera, quella di Reginette. Certo, non è stata una passeggiata, ci sono state accortezze da tenere, ma sono molto soddisfatta! Penso che fino a qualche anno fa avrei creduto impossibile riuscire a fare un croccante di mandorle e nocciole (come anche tantissime altre cose): lo vedevo solamente alle bancarelle delle “schifezze” come le chiamo io, durante le feste di paese e non!!

Alè…credo che questa foto sia piuttosto eloquente, n’è vero?

Ma perché mi sono messa a fare questo croccante? Perché fra qualche giorno, in vista del compleanno di mia madre, mi servirà il pralinato e ho scoperto in questa occasione che il pralinato si fa a partire dal croccante!!

La parte più lunga nel mio caso è stato sgusciare le nocciole e poi anche privarle della pelliccina!!! Per evitare di farmi un callo per ogni nocciola aperta, ho ovviato usando un tovagliolo di stoffa con con ho avvolto lo schiaccianoci (magari può essere utile anche a voi).

Per il croccante (ca 300g di pralinato finale)

100g di nocciole
100g mandorle
200g di zucchero
1 dito di acqua

(la frutta secca è sempre pari allo zucchero)

Per quanto riguarda le nocciole quindi, le ho poi sbollentate in acqua per sbucciarle e le ho tostate su una padella antiaderente calda (la tostatura è importante per far uscire gli oli essenziali e esaltarne il sapore). (si può fare anche in forno caldo, 10 minuti per poterle spellare)

stessa cosa ho fatto con le mandorle, ma è stato molto più semplice perché le avevo già sgusciate, quindi le ho solo spellate (si fa in un attimo sbollentandole, la buccia si leva subito), e passate in padella per tostarle (o al forno), vedete come diventano lucide?

e fin qui ci siamo. Preparatevi un foglio di carta forno – o pulite uno strato di marmo.

Ora bisogna preparare un caramello con lo zucchero e il dito d’acqua: in un pentolino abbastanza grande da poter contenere anche la frutta secca, portare a bollore lo zucchero e l’acqua a fuoco basso. Fino a quel momento NON GIRARE MAI lo zucchero! Aggiungere la frutta tostata quando lo zucchero inizia a prendere un colore biondo-ambrato, facendo attenzione a non andare oltre altrimenti diventa amaro. Quindi girate con un cucchiaio di legno.

Lo zucchero si rapprenderà per poi risciogliersi tanto da poter ricoprire la frutta di caramello. Quindi facendo attenzione a non scottarsi (il caramello sta sui 170°C!!!), versare il tutto sul foglio di carta forno (che io ho messo anche su un vassoio di acciaio) andando a spalmarlo sulla carta e far freddare. Poi rigirarlo da sopra a sotto per facilitarne la rottura dopo. Fin qui ci sono voluti circa 15 minuti

Quando si sarà freddato completamente si passa a renderlo pralinato: va tritato fino a renderlo crema! Io l’ho fatto in un frullatore versando dall’alto i pezzetti di croccante con il motore in funzione per renderlo primo in polvere e poi cremoso, l’ideale sarebbe un mixer potente, con un tritatutto piccolino non ho avuto buoni risultati.

ecco qui il pralinato finito!!! Si usa per mantecare gelati, creme bavaresi alla nocciola…si conserva in frigorifero!

E io cosa dovrò farci? :)))